lunedì 29 novembre 2010

Il dialogo tra testo e paratesto: quello sottile di Calvino e Melotti

Il dialogo tra testo e paratesto è anche quello tra contenuto e contenitore.
Fino a che punto il contenitore riflette il contenuto?
O meglio ancora: fino a che punto i due sono sulla stessa lunghezza d' onda?
In un precedente post si faceva riferimento ai libri "astratti" di Italo Calvino e alle copertine altrettanto astratte.
Ci sono una serie di copertine della collana "Le opere di Italo Calvino" della Mondadori che hanno delle riproduzioni di sculture di Fausto Melotti.




Nel post  Calvino e Melotti: il “sottile” dialogo si legge infatti a proposito di Fausto Melotti "Il suo linguaggio scultoreo - caratterizzato da elementi lineari e geometrizzanti, da cui era esclusa ogni "modellazione" in favore di una assoluta purezza formale- raggiunge l'apice del suo sviluppo negli anni Settanta con le aeree fragili costruzioni di fili di rame, di trasparenti retine metalliche e di garza".

E più avanti nel post "Sembra che il processo creativo in Melotti coincida con quello dello scrittore Italo Calvino".

Italo Calvino parla dello scultore Melotti in questi termini "C'è stato un momento in cui dopo aver conosciuto loscultore Fausto Melotti, uno dei primi astrattisti italiani, (...)mi veniva da scrivere città sottili come le sue sculture: città sui trampoli, città a ragnatela."